Torna in primo piano la questione della Cardiochirurgia, collegata alla nuova stesura del Piano operativo 2013-2015 che accompagnerà la sanità calabrese nei prossimi due anni. Nel documento, una sorta di “magna charta” del comparto salute, saranno incluse indicazioni sulle strutture ospedaliere e la linea sembra essere quella di rispettare parametri particolarmente cari ai tavoli ministeriali, come - nel caso delle cardiochirurgie - il numero degli interventi effettuati che deve superare il livello di soglia. Secondo i parametri adottati, la cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliero universitaria Mater Domini, sarebbe “sotto soglia”. Inoltre nella stessa area coesiste il centro cardiochirurgico d’eccellenza Sant’Anna Hospital, struttura privata che “drena” molti pazienti affetti dalle patologie in questione. Viceversa presso gli ospedali riuniti di Reggio Calabria esiste un centro cardiochirurgico realizzato e pronto per l’uso ma mai attivato, che potrebbe servire l’ampio bacino della Calabria che affaccia sullo Stretto. Una struttura che secondo gli orientamenti romani va assolutamente aperta, anche per evitare ipotesi di danno erariale. Riprende vigore a questo punto l’interrogativo cruciale: sarà soppressa la Cardiochirurgia pubblica di Catanzaro? La risposta non dovrebbe tardare molto.