La donna senza volto. Morta dieci anni addietro, sepolta nelle lussureggianti campagne cosentine e “ricomparsa” solo grazie a una pioggia torrenziale. Chi l’aveva uccisa non poteva calcolare l’imprevedibilità della natura e l’inclemenza degli agenti atmosferici. L'acqua piovana, infatti, ha dissepolto i resti di questa vittima sconosciuta aprendo di fatto un “giallo” che appare di non facile soluzione. Rovi scomposti e una siepe di felci nascondevano, infatti, nell’ottobre dello scorso anno, dei resti umani sbucati dal nulla. La scena del mistero? Contrada “Galluzzo” di Acri. Un luogo ameno che nessuno avrebbe mai immaginato come il sepolcro naturale della vittima d’un delitto. Sul greto d’un ruscello che s’insinua tra la vegetazione campeggiavano sinistramente il cranio, il bacino e un pezzo di femore d’una sconosciuta. La pioggia aveva scoperchiato la tomba che qualcuno aveva scavato non molto lontano. I resti, subito affidati ad un esperto anatomo-patologo, hanno rivelato, dopo mesi di verifiche e accertamenti scientifici, due dati particolarmente significativi. Il primo. Si tratta di una donna, di età media. Il secondo. È stata uccisa da almeno dieci anni.
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