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Studentessa ecuadoregna
aggredita da maniaco

Angela, il nome è di fantasia, 24 anni, è una studentessa ecuadoregna che frequenta l’università della Calabria. Il 20 novembre come ogni pomeriggio ha seguito le lezioni al cubo 42. Sono le 18.30 saluta i colleghi e si avvia verso l’alloggio universitario che condivide con una studentessa italiana. A quell’ora ci sono tanti studenti in giro, ma la strada che porta alle residenze è piuttosto buia e in quel momento poco trafficata. Angela procede a passo svelto, all’improvviso si sente afferrare da dietro. Una mano le stringe sulla bocca un pezzo di stoffa umida che da subito prurito al naso, l’altra comincia a palparla pesantemente nelle parti intime. Sente il fiato ansimante di quell’uomo che la blocca. Dopo qualche istante di disorientamento, di paralisi provocata dalla paura trova la forza di reagire, si divincola, comincia ad urlare con tutta la forza che ha in corpo. L’aggressore si allontana, ha il tempo di vederlo prima che scompaia nel buio. E’ robusto, altezza i metro e 75 circa, indossa un passamontagna, un giubbotto scuro e dei jeans. Angela comincia a correre e si rifugia nell’appartamento. Qui sotto shock, racconta tutto alla coinquilina. Decidono di denunciare l’accaduto. L’esposto arriva immediatamente sul tavolo del procuratore capo Dario Granieri che apre immediatamente un fascicolo. Vengono sentite la vittima e l’amica che conferma il racconto. Scatta la caccia al maniaco. Purtroppo, come sottolinea il procuratore Granieri, le aggressioni a scopo sessuale nel campus di Arcavacata si ripetono con frequenza allarmante. Si pone un problema di sicurezza che richiede risposte sinergiche. La procura fa il possibile per individuare gli autori delle violenze e delle tentate violenze, ma non è semplice. Finora non si è riusciti a  tracciare degli identikit precisi anche perché colpiscono all’improvviso, alle spalle e spesso a volto coperto. Non si sa se, nei casi denunciati, sia stato lo stesso maniaco o  persone diverse. Sicuramente vista la vastità del campus,  la dislocazione delle aule e degli alloggi degli studenti dove spesso l’illuminazione non è sufficiente, sarebbe necessario almeno un potenziamento della vigilanza con più pattuglie e controlli più frequenti. In fondo parliamo di una cittadella che accoglie 35 mila studenti  le aggressioni cominciano a diventare troppe. 

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