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Criticità a Paola
interrogazione M5S

Le precarie condizioni delle carceri calabresi e nello specifico della struttura di Paola al centro di un interrogazione parlamentare presentata da 12 deputati del Movimento 5 Stelle che hanno raccolto la denuncia di Emilio Quintieri, l’ecologista radicale, arrestato nel febbraio scorso, nell’ambito di una operazione antidroga sul tirreno cosentino, alla vigilia delle elezioni politiche nelle quali Quintieri era candidato a Montecitorio con la Lista “Amnistia, Giustizia e Libertà” di Marco Pannella ed Emma Bonino. Quintieri che è rimasto recluso nel carcere di Paola per sei mesi ora è ai domiciliari,  ha più volte denunciato le ‘violazioni’ ai diritti dei detenuti che sostanziano l’interrogazione parlamentare. Sovraffollamento: su 161 posti disponibili i detenuti sono 300; è completamente assente qualsivoglia attività trattamentale, sia per gli imputati che per i condannati, poiché la biblioteca, con annessa sala lettura, il teatro, la palestra, le salette interne ai reparti per la socialità, sono chiuse e non funzionanti; nonostante sia esistente una lavanderia, non è data la possibilità ai detenuti di usufruirne e tantomeno esiste una convenzione con una ditta esterna che garantisca ai detenuti, come previsto dalle norme vigenti, di poter lavare gli indumenti personali, con grave disagio, particolarmente per coloro che non hanno la possibilità di effettuare i colloqui familiari. I detenuti sono allocati in delle celle piccolissime, alcune sfornite addirittura di un pavimento decoroso, e costretti a rimanerci per ben 20 ore al giorno su 24. In molti casi, nella stessa cella, sono reclusi detenuti che scontano una condanna definitiva e detenuti in attesa di giudizio, senza che sia assicurata la separazione del condannati dagli imputati e non esistono neanche delle celle riservate ad ospitare detenuti non fumatori.  Particolarmente disagiata sarebbe, anche, la condizione dei detenuti stranieri: non esistono mediatori culturali, non vengono concessi sussidi agli indigenti, non vengono accordati colloqui telefonici sulle utenze mobili a coloro che non hanno utenze fisse e molti di questi detenuti non conoscerebbero nemmeno la loro posizione processuale, in considerazione delle oggettive difficoltà linguistiche. Diversi detenuti stranieri avrebbero chiesto al Magistrato di Sorveglianza di ottenere l’espulsione come misura alternativa alla detenzione avendo da espiare una pena residua non superiore a due anni ma, a tali istanze, non sarebbe stata fornita alcuna risposta.

 

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