"Ve lo confermo: il punto in cui sedici anni fa partecipai al seppellimento dei tre cadaveri è quello. Il mio ricordo mi porta li'. C'e' ancora la stradina che percorsi in auto". Lo ha detto oggi, ai giudici della Corte d'assise di Torino che lo stanno processando insieme ad altre quattro persone, Rosario Marando, il presunto affiliato alla 'ndrangheta che alcuni mesi fa, sia pure sottolineando di non essere ne' un pentito ne' un collaboratore di giustizia, ha rivelato di aver preso parte, nelle campagne di Volpiano, nel Torinese, alla sepoltura (ma non all'omicidio) di tre uomini uccisi nel 1997 in una faida.
Marando e' giudicato a piede libero anche nel maxi-processo Minotauro, che andra' a sentenza oggi: il tribunale di Torino lo ha scarcerato lo scorso giugno con un'ordinanza che il suo difensore, l'avvocato Wilmer Perga, vorrebbe fare acquisire alla Corte d'assise. Nei giorni scorsi e' tornato, da solo, nel luogo in cui si troverebbero i cadaveri e oggi, in aula, lo ha detto ai giudici. "Nei mesi scorsi - gli ha risposto il presidente, Pietro Capello - abbiamo fatto fare, nella zona che ci aveva indicato, scavi e monitoraggi dei terreni, operazioni che sono costate parecchi soldi, e non abbiamo trovato nulla. Ma di questo non gliene facciamo una colpa. Non abbiamo motivo di farle dei torti".
Caricamento commenti
Commenta la notizia