“Esprimiamo rispetto per le scelte che ognuno vorrà fare in questa dolorosa vicenda, ma la Cgil, come parte civile, ritiene inaccettabile una proposta che tenta di avvolgere nel silenzio una tragedia dell’industria italiana in una terra che meritava ben più considerazione e che invece ha lasciato solo macerie sociali. Vogliamo la verità su quello che è avvenuto all’interno e all’esterno di quello stabilimento, lo dobbiamo alle tante vittime e alle loro famiglie, lo dobbiamo al territorio che non può continuare a vivere senza sapere se il sito è inquinato da rifiuti tossici ed è da bonificare. Vogliamo che si accertino le responsabilità di tutti, della proprietà, dei rappresentanti aziendali e sindacali, della politica, degli enti pubblici, degli organismi di controllo e la verità la si può avere solo se il processo va avanti ed arrivi a sentenza”. Netta la posizione della CGIL del Pollino-Sibaritide-Tirreno che non condivide l’accordo per una transazione tra i vertici della Marlane e i familiari delle vittime che potrebbe vanificare il processo in corso a Paola. Si parla di circa 30 mila euro ciascuno. “Nei mesi scorsi, come Cgil, abbiamo denunciato il rischio morale di quell’investimento, avvenuto negli anni del risveglio economico del Paese quando investire nel Sud era conveniente, ma evidentemente qualcuno, facendo leva sulla povertà e sul disagio sociale che viveva il mezzogiorno, si preoccupava solo del profitto tralasciando i rischi per la salute dei lavoratori e dei cittadini. Abbiamo più volte chiesto una indagine sulla tossicità del sito, la nomina dei periti disposta dal Tribunale di Paola è importante per stabilire il grado di inquinamento ambientale e le responsabilità. Il processo deve andare avanti ed arrivare a sentenza, i morti, le loro famiglie e il territorio chiedono giustizia. La salute e la vita non sono negoziabili”.
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