Calabria

Lunedì 29 Aprile 2024

I dipendenti dell'ARA
15 mesi senza soldi

Nella Calabria delle mille vertenze, delle croniche emergenze si leva forte anche il grido disperato dei dipendenti della nuova Associazione Regionale Allevatori della Calabria (ARA) che ha accorpato le associazioni provinciali. Esasperati hanno rivolto un appello al governatore Scopelliti. “Siamo 51 dipendenti, tutti a tempo indeterminato più circa 50 collaboratori esterni, tutti con elevato grado di professionalità in agricoltura e sanità che da diversi anni – scrivono - vivono una condizione di assoluta precarietà determinata dalla corresponsione delle retribuzioni, che sopraggiungono con ritardi intollerabili e che vedono allo stato un ritardo di quindici mesi. Una situazione che si ripete oramai da tre anni,da quando la politica ha operato dei tagli drastici portando da 5,5 milioni di euro il finanziamento per le attività a soli 2 milioni di euro. Eppure, ARA Calabria costituisce un punto di eccellenza per le attività di assistenza alle imprese agro/zootecniche con particolare riferimento al mondo degli allevatori, con circa 2.300 aziende socie assistite la cui attività si concretizza con il controllo della qualità dei prodotti, passando per il miglioramento tecnico-scientifico e sanitario dell'intero comparto. Ma la cosa più importante che non appare da nessuna parte è quella che noi, svolgiamo attività di prevenzione sanitaria sulle derrate alimentari di origine animale(Carne e Latte) e i suoi derivati. Tutelando i consumatori da eventuali patologie legate alla non salubrità di questi prodotti, questo determina una incidenza notevole sul servizio sanitario regionale e nazionale. Ciascun lavoratore, spesso monoreddito, ha dovuto esporsi in una sorta di indebitamento. Attualmente non vediamo soluzioni alla nostra precaria situazione che diventa sempre più grave giorno dopo giorno. Non solo siamo senza stipendio,da tanti mesi  ma sembrerebbe che per il bilancio del 2014 non ci sono nemmeno i 2 milioni di euro,per cui questa struttura rischia di chiudere.  stremati noi e le nostre famiglie,  oramai scivolate verso la soglia della povertà, siamo tecnici qualificati, tutti oltre i 40 anni non vediamo alternative senza un intervento radicale della politica regionale” . I lavoratori chiedono un incontro urgente.

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