Una lunga, estenuante battaglia quella che dal 1997 stanno portando avanti, in grande solitudine i genitori di Giuseppe Passarelli, il giovane carabinieri di Policoro morto suicida, questa la versione ufficiale, nella caserma di Cassano allo Jonio nel lontano 1997. L’ultimo schiaffo per la famiglia la decisione del tribunale di Salerno, a cui si erano rivolti lo scorso anno sostenuti da Libera, di archiviare il caso, dopo le altre 3 archiviazioni della procura di Castrovillari nel 1998, nel 2001 e nel 2010. Ma loro non ci stanno e preannunciano un ulteriore ricorso. Sono convinti, convintissimi che il loro ragazzo, appena ventenne, entusiasta di indossare la divisa, quella maledetta sera di 16 anni fa abbia improvvisamente deciso di togliersi la vita sparandosi con la pistola d’ordinanza. E a suffragare questo atroce dubbio non solo l’amore di un padre e una padre che non possono accettare una morte cosi assurda, quanto anche quelle anomalie emerse durante le indagini tecniche, mai approfondite: nessuna impronta sulla pistola, nessuna traccia di polvere da sparo sul braccio, il terriccio sulla camicia e sui pantaloni cosi come i graffi sulle scarpe quasi fosse stato trascinato. Ma come se quando è stato trovato a terra in caserma aveva la giacca – afferma la madre – come è possibile che avesse la camicia sporca? Forse è stato ucciso fuori e la giacca gli è stata messa dopo? Interrogativi che saranno riproposti in un nuovo ricorso, ma sembra improbabile che si andrà mai a processo per fare luce su questo misterioso suicidio.
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