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Sangue infetto, la
verità in 120 giorni

Il professor Vincenzo Liso, ordinario di Ematologia al Policlinico di Bari, il medico legale Biagio Solarino e lo specialista in Malattie infettive e Medicina interna, Sergio Carbonara, sono gli specialisti che dovranno investigare sul decesso di Cesare Ruffolo, morto all’”Annunziata”, il 4 luglio scorso, dopo una trasfusione. Sono cinque i punti che la Procura guidata da Dario Granieri ha inteso esplorare attraverso la consulenza. I periti avranno centoventi giorni di tempo per svelare quello che è realmente accaduto. La ricerca della verità è cominciata alle 13.30 nell’obitorio del cimitero di Cosenza che è rimasto chiuso al culto per motivi d’igiene pubblica. È lì che gli esperti sono andati alla ricerca di prove sul corpo di Ruffolo riesumato per consentire l’autopsia. All’accertamento irripetibile hanno pure partecipato gli esperti nominati dalla parte offesa e da alcuni degl’indagati. Dall’esame sarebbe emersa una generica compromissione degli organi interni del defunto che potrebbe essere una conseguenza dell’ipotizzata sepsi. Ma si resta nel campo delle ipotesi. Per tutto il resto, però, ci vorrà del tempo per riuscire a venirne a capo. I tecnici dovranno incrociare i dati acquisiti direttamente sul cadavere con quelli contenuti nella cartella clinica e nei diari terapeutici acquisiti dai carabinieri del Nas.

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