Una rapida definizione della vicenda che colpisca duramente gli eventuali colpevoli e dia un segnale forte alla classe dirigente calabrese. E’ quanto chiede Legambiente Calabria all’indomani dell’operazione “Calipso” della Procura di Rossano con il sequestro di 12 depuratori, il coinvolgimente di ben otto comuni del versante ionico cosentino, Rossano, Corigliano, Bocchigliero, Caloveto, Paludi, Campana, Terravecchia e Longobucco e vede indagati ben 23 amministratori e tecnici. “E’ sconvolgente – dichiara Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria – quanto emerso: impianti fatiscenti, totale assenza di depurazione dei reflui urbani e dei fanghi di trattamento, raccolta e smaltimento non autorizzato. Una situazione esplosiva che mette a repentaglio non solo la salute dei nostri mari e dei nostri fiumi, ma anche e soprattutto dei cittadini. Dalle analisi effettuate dall’Arpacal, infatti, emerge che i valori limite previsti dalla legge sono stati superati di gran lunga. Una situazione che andiamo denunciando da tempo, con i blitz di Goletta Verde, l’azione di sensibilizzazione e le proposte per rimettere il sistema a regime. Ma l’ora della denuncia è superata incolpevolmente da troppo tempo: occorre attivare una sinergia che veda protagonisti in primis gli amministratori locali ma che non può dare risultati duraturi se la depurazione non viene assunta come obiettivo prioritario anche dalle province e dalla Regione. La Calabria deve dimostrare che esiste una buona politica in grado di risolvere i problemi dei cittadini”.
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