I pazienti scomparsi. Dodici disabili psichici svaniti nel nulla. I loro nomi sono ricompresi in un lunghissimo elenco stilato dal ministero dell’Interno. Un elenco di cui lunedì scorso ha parlato a Trapani il prefetto Paola Basilone, vicecapo della Polizia e commissario straordinario incaricato di occuparsi delle 25.453 persone sparite in Italia tra il primo gennaio del 1974 e il 30 giugno del 2012. Dov'è finita tutta questa gente? E che fine hanno fatto i malati di mente ingoiati dall’oblio nella “patria” della ‘ndrangheta? Due domande rimaste senza risposte.
IL CIMITERO. L’ultimo capitolo di questo “giallo” parte dal cimitero di Serra d’Aiello che sorge a cento metri dall’istituto “Papa Giovanni XXIII”, diventato famoso per le truffe milionarie compiute dal sacerdote che l’amministrava. All’interno del camposanto non c’è nulla che lasci pensare a delitti o misteri. Sul cemento a vista che ricopriva una ventina di loculi comparivano però, fino ad alcuni anni addietro, una piccola croce oppure una minuscola lettera “V”. La croce testimoniava la presenza d’una salma, la lettera il contrario. La “V”, infatti, significava “vuoto”. Il procuratore di Paola, Bruno Giordano, nel 2010 spedì fin laggiù i carabinieri del Ris e gli specialisti di medicina legale, per eseguire la riesumazione di una sessantina di salme. L'iniziativa rientrava nel quadro degli accertamenti legati alla complicatissima inchiesta avviata per far luce sulla sparizione dei dodici pazienti. Dodici degenti svaniti nel nulla in poco più di quindici anni dalla casa di cura – il “Papa Giovanni” – gestita da una fondazione della Chiesa. Dagli archivi dei comandi di polizia e carabinieri vennero perciò tirati fuori, per ordine della magistratura, i fascicoli contenenti le denunce sporte dai familiari al tempo delle scomparse. Fu stilato un elenco di persone e contattati i congiunti per essere sottoposti all’esame comparativo del Dna.
I dettagli li trovare nell'articolo pubblicato sul nostro giornale
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