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Il no a un nuovo
“locale” dietro
l’omicidio Femia

La nascita di una nuova cellula di ’ndrine a Roma, il rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti pubblici a Ostia e una svolta inquietante dopo le indagini sull’omicidio di un boss calabrese. È un mostro a più teste quello che spaventa la Capitale e contro il quale investigatori e istituzioni lanciano un grido d’allarme. Ma l’allarme arriva anche dalla Calabria. Secondo gli investigatori è proprio da lì che il killer del boss della ’ndrangheta, Vincenzo Femia, potrebbe aver ricevuto l’ordine di uccidere. Gianni Cretarola, 31 anni, è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Roma con l’accusa di essere uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Femia nello scorso gennaio. Il boss, legato alle cosche calabresi di San Luca, ma da decenni trapiantato nella capitale, venne massacrato in un agguato a Trigoria, alla periferia sud di Roma. A sparare furono almeno due persone. Dietro quell’esecuzione potrebbe nascondersi il progetto criminale per l’apertura di una nuova locale di ’ndrangheta a Roma. Alla quale la vittima si sarebbe opposto. Per questo, secondo l’ipotesi del capo della Squadra mobile Renato Cortese «tutto lascia ipotizzare che ci sia una forte e radicata presenza della ’ndrangheta sul territorio romano».

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