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Scalea, il Comune
in mano ai boss

I “mammasantissima” Pietro Valente e Mario Stummo sceglievano sindaci e assessori, ditte e fornitori, governando in nome del piombo e del denaro un territorio ricco d’insediamenti turistici, di attività commerciali, di stabilimenti balneari. Licenze edilizie e commerciali, raccolta dei rifiuti, concessione di terreni demaniali, parcheggi a pagamento, pubblicità negli spazi pubblici, realizzazione di impianti di compostaggio, guardianie nei villaggi vacanza: le cosche di Scalea erano riuscite a mettere le mani su ogni tipo di affare e di appalto grazie alla complicità del sindaco Pasquale Basile e degli altri componenti della giunta municipale. Tutti arrestati. È questo l’inquietante quadro descritto nel provvedimento restrittivo firmato dal gip distrettuale, Gabriella Reillo, che ha portato all’arresto di 34 persone (quattro gli irreperibili). Le ’ndrine Stummo e Valente, cresciute all’ombra del clan Muto di Cetraro, hanno controllato la cittadina tirrenica per anni sostenendo, alle elezioni comunali del 2010, la candidatura di Basile. Quest'ultimo è diventato sindaco al posto di Mario Russo, che è oggi consigliere provinciale del PdL, ed è a sua volta indagato in questa inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa.

Quattro pagine dedicate all'operazione sull'edizione di Cosenza

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