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Gli imprenditori
Gianni e Pasquale Remo
non rispondono al gip

Non rispondono al gip i fratelli Gianni e Pasquale Remo, gli imprenditori di Reggio arrestati per concorso in estorsione aggravata dall’aver favorito la cosca di ’ndrangheta Labate. Il primo a presentarsi ieri davanti al gip Antonino Laganà è stato Gianni Remo, personaggio notissimo in città anche perchè è vicepresidente della Reggina Calcio. Gianni Remo, che era assistito dagli avvocati Carlo Morace e Giuseppe Panuccio, si è riservato di rispondere alle domande del giudice appena sarà in possesso degli atti giudiziari. Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche Pasquale Remo, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Francesco Albanese. Non si è sottratto alle domande del gip Michele Labate, ritenuto uno dei vertici dell’omonima famiglia mafiosa che opera nei rioni a sud di Reggio, Gebbione e Sbarre. Assistito dagli avvocati Giovanna Araniti e Francesco Calabrese, Michele Labate (che era già in carcere) ha spiegato al giudice Laganà «di essere da anni in pessimi rapporti personali con i cognati, Gianni e Pasquale Remo, di non aver mai avuto alcun interesse economico condiviso con entrambi».

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