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La linea Ionica e
i soldi contesi

  Il giorno della protesta contro Rfi. A Roma proprio davanti alla sede della società la Cgil ha organizzato un sit-in che ha registrato «una fortissima partecipazione di calabresi – spiegano il segretario regionale della Cgil Michele Gravano e il segretario regionale della Filt Nino Costantino – contro le politiche delle Ferrovie dello Stato e del suo Amministratore delegato Mauro Moretti che hanno isolato ed emarginato la Calabria. Da anni ormai le FS hanno praticato una politica di abbandono del sistema infrastrutturale della Regione sia dal punto di vista del trasporto passeggeri che di quello merci. Ferrovie dello Stato nel Mezzogiorno investono solo il 20% delle risorse ed in Calabria solo le briciole. La linea ferroviaria Ionica da Reggio a Sibari è quasi completamente a binario unico senza elettrificazione come negli anni 50. Persino per arrivare a Roma si devono prendere due treni». E sulla vicenda Gioia Tauro proseguono: «Pesante è poi la responsabilità di Fs e di Moretti sul porto di Gioia Tauro. Infatti, nel più grande porto italiano FS ha deciso di non investire un euro, negando anche per questa via qualsiasi prospettiva industriale dell'area. Paradossale è la loro scelta di non partecipare al bando per l'intermodalità ferroviaria del porto di Gioia, preferendo investire solo nelle piattaforme intermodali del Nord». E le denunce si intrecciano pure con quelle sulle condizioni dei treni. «È così che diventa normale soffocare sul treno. Ed è quello che è capitato in queste stesse ore ai Segretari generali di Cgil Rc-Locri, Spi Cgil Rc-Locri e Flai Cgil Rc-Locri che - dopo aver protestato a Roma, hanno deciso di rientrare con il Frecciabianca 9877 Ro-Rc. Forse sarebbe stato meglio far ritorno a Reggio Calabria in pullman ma si sa che il tragitto in strada, così come all’andata, sarebbe stato infinito (infiniti come i lavori dell’A3 Sa-Rc) e per motivi di lavoro non è stato possibile replicare».

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