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Rete di “guardoni”
utilizzava il box
della vergogna

I torbidi retroscena dell’indagine sui guardoni di Parco Robinson (foto) sono tutti coperti da un impenetrabile silenzio. Un vicenda paludosa i cui confini non sono ancora completamente definiti. La richiesta di convalida dell’arresto che la Procura ha presentato nei confronti dei due insospettabili voyeur riassume in poche pagine l’idea d’una inchiesta assai più vasta, sbarrata, però, da tanti omissis. Segreti d’ufficio imposti dal titolare del fascicolo, il pm Salvatore Di Maio, che pensa probabilmente a una rete di “orchi”, a un club di gente perversa che condivide squallide passioni. I passi futuri delle investigazioni dei carabinieri della Compagnia di Rende, guidati dal capitano Luigi Miele, sembrano convergere verso quel box attiguo ai bagni dove, martedì sera, il settantenne Enrico Forconi e il cinquantacinquenne Carlo Conforti sono stati sorpresi a masturbarsi mentre spiavano da alcuni fori praticati nei muri un ragazzino di quindici anni che stava usufruendo dei servizi igienici.

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