Dedicato ai morti sul lavoro il primo Maggio della CGIL del comprensorio Pollino-Sibaritide-Tirreno e in particolare ai sei braccianti agricoli romeni travolti a Rossano dal treno Sibari-Reggio Calabria mentre tentavano di attraversare i binari a bordo di un furgone da un passaggio a livello privato. Davanti al luogo della strage, davanti alla lapide di Cristina, Marinela, Ionela, Dumitru, Georgel e Aurelian si sono ritrovati esponenti istituzionali, i vertici della CGIL, mediatori culturali e tanti lavoratori romeni per i quali purtroppo nulla è cambiato nonostante le promesse come conferma Carmen Florea, mediatrice culturale. “Non potevamo che ricordare le vittime di quella tragedia - dice il segretario Angelo Sposato- e tutti quei lavoratori, imprenditori e pensionati disperati in questo periodo di crisi”. Oggi quel cancello è tenuto chiuso dai lucchetti, il provvedimento della Procura ricorda che c’è una indagine in corso. Le lacrime dei connazionali presenti alla cerimonia, valgono più di qualsiasi commento, alle corone, alla targa ricordo si aggiungerà presto una stele in memoria delle sei vittime del disastro ferroviario, per chi, come Maria, continua a lavorare in condizioni difficili però serve altro, serve maggiore tutela. “La mattina esco per andare a lavoro e non so se tornerò a casa, la paura c'è. Non era questa la vita che desideravo”. Nei momenti successivi alle morti sul lavoro e alle tragedie ci si affretta a dire che il sangue versato sarà utile, che servirà ad aumentare l’impegno e le cautele. Il rispetto degli standard di sicurezza sul lavoro e delle infrastrutture come ferrovie e strade è una questione- è stato ribadito - che riguarda italiani e stranieri indistintamente. In Calabria si vive in emergenza, chissà quante “feste del lavoro” trascorreremo prima di vivere in una terra più moderna e sicura.