Bastava la sua parola, anche un semplice cenno d’assenso, per sigillare affari di droga per milioni di euro. Domenico Trimboli, reggino di Natile di Careri, 59 anni di età, era diventato uno dei garanti di maggiore affidabilità per i boss della cocaina colombiani. E i narcotrafficanti italiani, non solo i padrini della Locride, si rivolgevano a lui per acquistare partite di stupefacenti «della migliore qualità e al prezzo di mercato più conveniente ». Professione broker, o meglio mediatore del narcotraffico sull’asse Europa-Sud America: Domenico Trimboli era diventato una autentica potenza in Colombia dove ormai viveva stabilmente da almeno quindici anni. Affidabilità, potere economico e blasone criminale: così il latitante della ’ndrangheta calabrese aveva scalato le gerarchie delle organizzazioni internazionali del narcotraffico. Una carriera stroncata la sera del 24 aprile dalla Polizia, gli uomini delle Squadre Mobili di Reggio e Alessandria con il supporto dello Sco. L’hanno scovato a Medellin, in un appartamento ubicato nel “barrio Laureles”: conduceva una vita agiata e tranquilla con la compagna e i due figli, entrambi minorenni. «Domenico Trimboli è senza dubbio uno dei più noti broker dediti al traffico di cocaina verso l’Europa»: a tracciare il profilo del mediatore di Natile di Careri è stato ieri in conferenza stampa il procuratore aggiunto della Dda di Reggio, Nicola Gratteri. Con lui i questori di Reggio, Guido Longo, e di Alessandria, Filippo Dispenza, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Lorenzo Falferi, il vice dirigente dello Sco Andrea Grassi, il colonnello Nicola Palmieri dell'Interpol, i dirigenti delle Squadre Mobili di Reggio e Alessandria, Gennaro Semeraro e Domenico Lo Pane, il vicequestore Francesco Rattà e il capitano del Ros Leandro Piccolo. La cattura di Domenico Trimboli è l’epilogo di un’indagine lunga e paziente. Una ricerca in campo internazionale da manuale, frutto della sinergia tra Polizia e Ros dell’Arma, che hanno lavorato gomito a gomito scambiandosi dati e progressi investigativi, con il supporto dello Sco, Dea americana e la polizia colombiana.
IL PERSONAGGIO. Latitante dal 10 febbraio 2009 nell’ambito dell’inchiesta “Chiosco Grigio”, una retata antidroga del Goa della Guardia di Finanza di Catanzaro che ha raso al suo una potentissima organizzazione con base operativa nella Locride, Domenico Trimboli è sulla breccia del narcotraffico internazionale da almeno 25 anni. Conosciuto da tutti con il nomignolo “Pasquale”, nativo di Buenos Aires, ma cresciuto all’ombra della dinastia della ’ndrangheta Barbaro “castanu” di Platì (la famiglia che sarebbe stata coinvolta nei sequestri di persona di Celadon e Sgarella), con affetti e amicizie di peso a Natile di Carreri. Abile e potente, padrone della lingua spagnola, è riuscito ad entrare nei circuiti più impenetrabili della droga. Con i cartelli colombiani era di casa; con i boss della ’ndrangheta, ma anche con i Casalesi e i palermitani trattava. Chi voleva tonnellate di cocaina «a un prezzo che non oltrepassava mai la soglia dei 1200 euro al chilo nonostante oscillasse tra il 98-99% di purezza», spiega il procuratore Gratteri, trattava con lui. Un’istituzione in Sud America, dall’ingaggio che prevedeva una percentuale tra il 2 e il 3% dell’affare, al pari del numero uno dei broker Roberto Pannunzi.
UN SECONDO ARRESTO. Nel corso delle operazioni di cattura di Domenico Trimboli, gli inquirenti hanno reso noto di aver messo a segno un secondo arresto, avvenuto a Miami, di Luigi Barbaro, originario di Gerace, legato a Trimboli. Stava tentando di far entrare settecento chilogrammi di cocaina negli Stati Uniti utilizzando una barca a vela. «È stato intercettato e bloccato appena dentro le acque territoriali statunitensi - ha spiegato ai cronisti il procuratore Gratteri - e quando ho avuto modo di vederlo in carcere per interrogarlo mi ha riconosciuto per essere stati compagni di gioco quando eravamo ragazzini a Gerace. Vivevamo a una distanza di 700 metri poi il destino o le scelte di vita, ci hanno portato su strade diverse e confliggenti ».
IL PLAUSO. Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha telefonato al vice capo vicario della Polizia di Stato, Alessandro Marangoni, per complimentarsi dell’operazione che ha portato all’arresto, nella città colombiana di Medellin, di Domenico Trimboli ritenuto un elemento di vertice della cosca “Cua-Rizieri” con ramificazioni anche in Colombia. «Voglio ringraziare - ha sottolineato il ministro Cancellieri - le donne e gli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Alessandria e del Servizio Centrale Operativo che, coordinati dalla magistratura, dopo articolate attività investigative e con il supporto dell’Interpool, sono riusciti ad assicurare alla giustizia uno dei ricercati più pericolosi della ’ndrangheta calabrese coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti». Il vice capo vicario della Polizia, Alessandro Marangoni, si è congratulato con i questori di Reggio Calabria ed Alessandria e con il direttore del Servizio Centrale Operativo, per «il brillante arresto di Domenico Trimboli catturato in Colombia».
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