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Prostituta uccisa,
il giallo alla
prova del Dna

 Una farfalla tatuata sulla spalla. È questo uno degli elementi chiave che hanno permesso agli inquirenti di accertare l’identità della giovane donna trovata cadavere la sera del 16 aprile in contrada Leuca. Un omicidio per il quale è stato sottoposto a fermo indiziato di delitto Cosimo De Luca, 41 anni del posto. Florentina Boaru, 19 anni appena, romena, ne aveva uno identico, come hanno raccontato alcuni connazionali con i quali condivideva un appartamento a Corigliano. Era uscita di casa la sera del 9 aprile, sembra proprio per incontrarsi con De Luca, ma non ha fatto più ritorno. Ma per ufficializzare e certificare l’identità di quel corpo ancora conservato nell’obitorio dell’ospedale di Rossano, si attende il riscontro del dna che il dott. Francesco Introna, l’anatomo patologo che ha eseguito l’autopsia e che sta effettuando esami genetici sui tessuti prelevati dal cadavere. Gli esami verranno poi comparati con il Dna estratto dai residui biologici prelevati dallo spazzolino della ragazza trovato dai carabinieri nella sua abitazione coriglianese. E gli inquirenti attendono solo questa ultima certezza, che appare ormai una formalità, per comunicare la ferale notizia ufficialmente ai familiari della giovane. Ed è proprio in casi del genere che l’aspetto scientifico dell’atti - vità investigativa ricopre un ruolo fondamentale. Corpi senza vita che rappresentano veri e propri scrigni in cui sono racchiuse quasi tutte le risposte alle inevitabili domande che si susseguono nella mente degli investigatori davanti ad un omicidio. L’esame autoptico ha chiarito che la ragazza è stata uccisa da un micidiale colpo alla testa che le ha sfondato il cranio, ma sono ancora tante le risposte che i resti umani di Florentina possono dare. A quanto si è appreso sotto le unghie della ragazza è stato trovato del materiale, ora setacciato dai microscopi della scientifica, alla ricerca soprattutto di qualche lembo di pelle, così da inchiodare definitivamente il presunto omicida. Anche perché tale circostanza avvalorerebbe la ricostruzione degli eventi di quella tragica notte, in cui i due avrebbero avuto una violenta lite che secondo gli investigatori è poi sfociata nella brutale e mortale aggressione. Una lite in cui la vittima, nell’estremo tentativo di difendersi, potrebbe aver usato l’unica arma a sua disposizione: le sue mani nude. Mani alzate per difendersi dalla violenza di quei colpi e anche se deboli e inutili potrebbero fornire la prova più importante per identificare l’assassi - no. Intanto non si ferma il lavoro dei carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Rossano, diretti dal capitano Francesco Panebianco e coordinati dal tenente Matteo De Filippis, impegnati ininterrottamente da martedì scorso, giorno del ritrovamento del cadavere, a mettere al giusto posto ogni singolo pezzo del puzzle. Nelle ore successive al fermo di Cosimo De Luca, attualmente detenuto nel carcere di Rossano, i militari, oltre ad ascoltare un numero sostanzioso di cittadini stranieri e a confrontare i tabulati telefonici che hanno portato all’ar - resto del quarantunenne, nella giornata di sabato hanno posto sequestro le autovetture attualmente nella disponibilità del nucleo familiare del De Luca. Ed anche in questo caso si spera che i rilievi scientifici possano consolidare il quadro accusatorio attualmente in mani agli inquirenti.

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