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Condannata per la
morte di una neonata

 La Corte d’Appello di Catanzaro ha confermato la condanna a un anno e otto mesi di reclusione a carico della ginecologa Emira Ciodaro per omicidio colposo, disponendo il risarcimento del danno a favore della parte civile per complessive 77 mila euro. La professionista è stata condannata in secondo grado per una vicenda di otto anni addietro. I fatti in questione risalgono al 2005 e riguardano specificatamente il decesso di una neonata avvenuto nella clinica Tricarico di Belvedere Marittimo. Secondo la ricostruzione degli eventi formulata dalla magistatura inquirente la professionista paolana, mentre si trovava nella propria abitazione, sarebbe stata contattata da un’infermiera della stessa clinica per verificare le condizioni della paziente Aida Gullo, in procinto di dare alla luce una bambina. L’operatrice sanitaria che aveva il compito di monitorare i tracciati della donna si sarebbe resa conto dell’i n s o r g ere di alcune complicazioni che necessitavano d’intervento medico. Da qui la chiamata all’i n d irizzo della Ciodaro che, per come evidenziato dall’a v v o c ato difensore Gino Perrotta, «non prestava alcun tipo di servizio presso la clinica Tricarico ». Secondo lo stesso legale i contatti tra la partoriente e la ginecologa derivavano dal fatto che la Gullo fosse una cliente della professionista paolana. «Ciò nonostante - conclude l’avvocato Gullo - la mia cliente si è recata in clinica il mattino successivo. Dalla lettura dei tracciati, infatti, non sembravano emergere problematiche così rilevanti». Con lo scorrere del tempo la situazione si è purtroppo aggravata e la nascitura è morta per effetto dello strangolamento provocato dal cordone ombelicale. Dal punto di vista medico il decesso sarebbe avvenuto per “ipossia”: una particolare condizione patologica determinata da una carenza di ossigeno nell’o r g a n ismo. Dopo il tragico evento la Gullo ha deciso di rivolgersi alla magistratura per accertare le responsabilità che hanno condotto alla morte della figlia costituendosi parte civile e facendosi rappresentare dall’avvocato Filippo Apicella del Foro di Paola. Secondo i giudici di Catanzaro le responsabilità della ginecologa Emira Ciodaro sarebbero evidenti. Da qui la conferma della condanna. Per l’avvocato Perrotta la strada maestra è ora quella della Cassazione. Resta da capire, infatti, se le eventuali responsabilità della Ciodaro siano preminenti rispetto a quelle della stessa clinica. Il caso dunque è tutt’altro che chiuso. La sentenza, seppur riferita ad un evento relativo alla propria sfera personale, potrebbe comunque avere dei risvolti in ambito politico, considerando che la Ciodaro, oltre a svolgere la professione medica, ricopre attualmente il ruolo di presidente del consiglio comunale di Paola.

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