Si riaccendono i riflettori sulla sanità calabrese. E si torna ad agitare una questione delicata e importante che da tempo attende risposte e chiarimenti: il possesso dei requisiti da parte dei direttori delle Asp e delle Aziende sanitarie e l’assenza di situazioni di incompatibilità. L’argomento è ghiotto e non mancano le indicazioni di casi da analizzare, con manager e direttori che potrebbero essere sprovvisti dei requisiti stabiliti dalla legge per avere l’incarico. Addirittura ci sarebbe un direttore sanitario che continua a svolgere il suo incarico (retribuito con poco più di 134 mila euro all’anno) nonostante percepisca una pensione di invalidità (poco meno di 5 mila euro al mese) a qualsiasi proficua attività lavorativa. Insomma, mentre la bella stagione sembra bussare alle porte con largo anticipo, il barometro della sanità calabrese annuncia per l’immediato futuro una bufera. Tutto lascia prevedere, infatti, che la materia dei requisiti dei vertici delle Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere sarà oggetto di una verifica straordinaria. Quella richiesta dal consigliere regionale del Pd, Demetrio Naccari Carlizzi in un'interrogazione al Presidente del Consiglio regionale e al Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario. Nella sua interrogazione, l’esponente del Partito Democratico chiede di sapere se i direttori generali, sanitari ed amministrativi delle Aziende sanitarie provinciali e delle Aziende ospedaliere calabresi possiedono i prescritti requisite i titoli richiesti per le relative nomine. Naccari, inoltre, chiede di sapere se alcuno degli stessi direttori sia stato nominato pur rientrando nel divieto di nomina disposto dalla legge 30 del 2010 (divieto di instaurare rapporti a qualsiasi titolo con soggetti che abbiano beneficiato dell’esodo incentivato), oppure nel divieto previsto dalla legge 724 del 1994 (divieto di cumulo tra pensione anticipata di anzianità e lo svolgimento di incarichi a qualsiasi titolo per l’amministrazione di provenienza). L’interrogazione contiene, inoltre, la richiesta di sapere se qualcuno dei direttori generali, sanitari e amministrativi rivesta l'incarico «pur essendo stato posto in quiescenza per riconosciuta inabilita assoluta per la quale percepisce pensione di invalidità a qualsiasi proficua attivita lavorativa ». Naccari chiede di sapere, ancora, se esistono direttori generali, amministrativi e sanitari che versino in regime di incompatibilità per rapporti convenzionali con il Servizio sanitario regionale, e di conoscere «quali urgenti provvedimenti voglia prendere il commissario ad acta per il Piano di rientro per rimuovere i soggetti che versassero nei divieti e nelle condizioni di incompatibilità eventualmente riscontrate e procedere per atti conseguenti, come recupero somme, segnalazione alle autorità competenti». Sullo scenario delineato dall’interrogazione ballano diversi nomi. Si prospettano casi di direttori generali, sanitari e amministrativi che hanno avuto l’incarico anche se andati in pensione con incentivi all’esodo e (la legge vieta qualsiasi contratto di prestazione di lavoro, consulenza o dipendenza se si hanno degli incentivi all’esodo), ma anche casi di vertici delle Aziende sanitarie provinciali o nominati durante il periodo di divieto, in quanto appena pensionati (una Finanziaria nazionale stabilisce che per un lasso di tempo non si possono avere rapporti con la pubblica amministrazione nel caso in cui si è andati in pensione). Ma il caso più eclatante sembra essere quello di Vincenzo Scali, ex ufficiale superiore del corpo della Capitanerie di Porto nominato direttore amministrativo dell’Asp di Reggio Calabria. Inizialmente era stato ipotizzato che Scali non avesse il requisito dei cinque anni di direzione sanitaria pubblica o privata. Ma questo aspetto diventa marginale se risponde al vero la circostanza che l’ex ufficiale percepisce una pensione di invalidità con assegno mensile pari a 4.818,81 euro. Una situazione, questa, che determinerebbe una situazione di inabilità a svolgere attività di lavoro, soprattutto di particolare impegno come può essere la direzione amministrativa di un’Azienda ospedaliera.