Lea Garofalo venne sequestrata in pieno centro a Milano, in zona Arco della Pace, il 24 novembre del 2009 e uccisa. Nel processo di primo grado l'accusa aveva sostenuto che Lea fosse stata uccisa con un colpo di pistola e poi sciolta nell'acido. Nei mesi scorsi, però, le dichiarazioni di un pentito, Carmine Venturino, anche lui condannato all'ergastolo per l'omicidio della donna (in primo grado sono state condannate all'ergastolo altre 4 persone, oltre a Carlo Cosco) hanno fornito un'altra ricostruzione dell'uccisione: Lea, stando alle parole del pentito, venne strangolata e il suo corpo venne poi bruciato in un fusto. Alle parole di Venturino il pm della Dda milanese, Marcello Tatangelo, che ha coordinato le indagini condotte dai carabinieri, ha trovato poi una serie di riscontri: tra cui alcuni resti di ossa che una perizia ha ritenuto compatibili a quelli della donna.
Il pm di Milano Marcello Tatangelo, applicato nel processo d'appello sull'omicidio di Lea Garafalo, ha chiesto la "rinnovazione del dibattimento" per sentire in aula il pentito Carmine Venturino, che nei mesi scorsi ha messo a verbale un'altra ricostruzione sull'uccisione, spiegando che la donna non fu sciolta nell'acido, ma strangolata e il suo corpo bruciato. Venturino è uno dei sei condannati all'ergastolo in primo grado, assieme a Carlo Cosco che oggi al termine dell'udienza ha confessato l'omicidio.
"Voglio venire in aula a raccontare la verità", ha spiegato oggi in aula Venturino, uno dei sei imputati- tra cui i fratelli Carlo, Vito e Giuseppe Cosco - condannati all'ergastolo il 30 marzo del 2012. Oggi Venturino era collegato in videoconferenza da un carcere, perché a seguito delle dichiarazioni a verbale davanti al pm del luglio scorso (quando il processo di primo grado era terminato da oltre tre mesi) è sottoposto a un particolare programma di protezione. Nel luglio scorso, infatti, Venturino aveva raccontato al pm Marcello Tatangelo che Lea Garofalo venne "uccisa materialmente da Carlo e Vito Cosco", strangolata con la corda di una tenda, dopo essere stata sequestrata a Milano il 24 novembre del 2009. "Dal 25 (novembre, ndr) - ha chiarito il pentito - è iniziata la distruzione del cadavere, che non è stato sciolto nell'acido, ma carbonizzato fino a dissolverlo completamente". Lui stesso partecipò, stando proprio al suo verbale, alla distruzione del corpo assieme a Rosario Curcio. La versione del pentito, però, scagionerebbe gli altri due imputati condannati all'ergastolo oltre un anno fa: Giuseppe Cosco e Massimo Sabatino. Anche la difesa di Sabatino, infatti, ha chiesto, così come il pm, di sentire in aula la deposizione di Venturino. E la riapertura del processo è stata chiesta anche dalla difesa dello stesso pentito, che vuole "venire in aula per dire la verità" e che chiede il riconoscimento in sentenza delle attenuanti per la sua collaborazione. Tra le richieste di rinnovazione del dibattimento figura, tra l'altro, oltre al "nuove esame di Venturino", anche l'audizione di due medici legali che hanno redatto una "consulenza archelogico-antropologico forense" sui resti di ossa ritrovati in un magazzino tra Milano e Monza, dopo le dichiarazioni del pentito. "Vi è la certezza che quelle ossa rinvenute sono di Lea Garofalo", ha detto oggi in aula il pm. Sulle richieste i giudici decideranno giovedì prossimo, quando nel caso disponessero la riapertura del processo potrebbe essere sentito proprio Venturino. (ANSA)