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“Manovali” dei clan
per necessità economiche

minieri e cugnetto

«La complessa valutazione dei fatti ha evidenziato una condotta di non trascurabile gravità, ma l’incensuratezza degli imputati, la loro giovane età e la loro sostanziale estraneità alle dinamiche dell’associazione mafiosa denominata Giampà, consentono di ritenere congrua la pena finale prospetta». È uno dei passaggi della sentenza emessa dal giudice delle indagini preliminari di Catanzaro, Livio Sabatini, nei confronti di Antonio Minieri e Roberto Cugnetto Di Cello, entrambi 21enni, arrestati con l’accusa di aver fatto esplodere un ordigno davanti alla pizzeria della sorella del pentito Angelo Torcasio. In particolare il giudice ha condannato i due giovani a un anno e 10 mesi di reclusione, con la sospensione condizionata della pena a condizione che i due svolgano lavori di pubblica utilità almeno per quattro ore al giorno. Minieri e Cugnetto Di Cello furono arrestati lo scorso 9 settembre perché in concorso tra di loro, facendo esplodere un ordigno, avevano provocato il danneggiamento dell’esercizio commerciale “Mondo Pizza” di proprietà di Caterina Torcasio e di Domenico Curcio, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare le attività delle associazioni mafiose lametine. Una sentenza, quella emessa dal giudice delle indagini preliminari, con il rito del patteggiamento della pena ed in conformità alle richieste avanzate dagli avvocati di fiducia dei due giovani lametini che, come ha scritto il magistrato giudicante, «sono sostanzialmente estranei alle dinamiche dell’associazione mafiosa denominata Giampà», pur mantenendo inalterato il capo di imputazione. Minieri, che era assistito dall’avvocato Roberto Sorrenti, e Cugnetto che era difeso dagli avvocati Giuseppe Spinelli e Massimiliano Carnovale, non sarebbero «soggetti legati ai clan mafiosi della città», ma due giovani incensurati che hanno agito in maniera «inconsapevole » rispetto a ciò che stavano facendo. Un comportamento dettato dall’esigenza di ricavarne un guadagno immeditato, per far fronte alle loro esigenze di carattere economico, rispetto ad una situazione di emergenza economica in cui si trovavano. Infatti, da quanto emerge dagli atti, i due giovani si sarebbero prestati a collocare l’ordigno per ricavarne un vantaggio economico: Minieri perché, così come ha riferito, «ero senza lavoro e perchè ho un bimbo di un anno e 4 mesi avuto da una relazione con una mia coetanea con la quale convivo a casa dei miei genitori » e Cugnetto perché doveva riparare la macchina del padre che qualche tempo prima aveva danneggiato. Insomma due incensurati “vittime” di un sistema economico che spesso “consegna” i giovani nelle mani della criminalità organizzata, che li “utilizza” per compiere azioni delittuose. L’incensuratezza dei due giovani è stato l’argomento centrale «per formulare un favorevole giudizio prognostico di astensione della commissione di nuovi fatti, alla quale consegue la cessazione di efficacia delle misure cautelari in atto». Minieri e Cugnetto che sono tornati liberi, presto si metteranno al servizio della comunità attraverso i servizi sociali del Comune di Lamezia.

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