Accertare le responsabilità sulla devastante inodanzione che il 18 gennaio scorso ha coperto il parco archeologico di Sibari anche alla luce delle recenti dichiarazioni del vicepresidente del FAI, Marco Magnifico che ha parlato di colpevole sottovalutazione. Gli argini del fiume Crati, nei pressi degli scavi, realizzati nel 1954 non sarebbero stati messi in sicurezza nonostante un finanziamento da 4 milioni di euro da tempo fermo. La denuncia è dei parlamentari calabresi del Movimento Cinque Stelle, il sen. Francesco Molinari e il deputato Sebastiano Barbanti che definiscono inquietanti le dichiarazioni di Magnifico. “Vengono da fuori a cercare i responsabili e dalle nostre parti invece assistiamo ad un silenzio assordante da parte dei responsabili di questo scempio e della politica, la vicenda sembra essere caduta nella reticenza più assoluta. E’ come se tutto fosse accaduto per mala sorte, come una “disgrazia” così come affermava dopo qualche tempo dal disastro il sindaco di Cassano Papasso di cui pure rispettiamo l’impegno a tenere alta l’attenzione sulla vicenda. A Sibari, se chi era preposto alla manutenzione e per ciò retribuito, avesse fatto il proprio dovere, il sito oggi godrebbe di ottima salute. Per le bonifiche del sito siamo passati dai 4 milioni di euro necessari per la manutenzione ai 20 milioni di euro necessari per il ripristino, soldi che peseranno sulle tasche dei cittadini italiani e che lo Stato dovrà sborsare se vuole sanare la situazione. Non si può bonificare - concludono i due parlamentari di Cinque Stelle - il sito di Sibari senza bonificare la vicenda, rimanendo nella più totale impunità. Crediamo sia giunta l’ora di dire basta e di far venire fuori le ammissioni di responsabilità: da tali dichiarazioni si deve ripartire per mettere ordine nella vicenda”.
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