Tragedia nelle campagne di Fiumicino: Domenico Paladino 57 anni medico anestesista in servizio all’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano, e il nipote, Franco Paladino, 50 anni, architetto, che lavorava come barista allo Stadio Olimpico di Roma, sono morti, uccisi dal monossido di carbonio prodotto da un vecchio braciere. Grave invece il figlio più piccolo del medico, Leonardo,23 anni, studente universitario e calciatore della Juvenilia la squadra di Roseto Capo Spulico, cittadina rivierasca dello Jonio, che milita tra i dilettanti, in prima categoria calabrese. Inizialmente, s’era pensato a una tossinfezione da botulino perchè i tre avevano conumato a cena dei prodotti sott’olio, preparati in casa, come si fa ancora nei piccoli paesi come Albidona. la verità, invece, è emersa dalle analisi a cui è stato sottoposto il sopravvissuto che ieri sera è stato sottoposto a terapia in camera iperbarica. Salvo, invece, l’altro figlio del medico, Francesco, 27 anni, anch’egli studente e calciatore dell’Albidona, che milita in terza categoria. Era ricoverato in attesa di essere sottoposto a un intervento chirurgico al setto nasale, per una botta rimediata proprio durante una partita di calcio. La famiglia intera, tranne la mamma Angela Mundodocente di Scienze e alimentazione all’Ipsia di Trebisacce, era partita da Albidona, piccolo centro montano del Pollino, nei giorni scorsi per raggiungere Roma, proprio per accompagnare Francesco che doveva sottoporsi all’intervento. Avevano trovato ospitalità a casa del parente, che era molto noto nel mondo degli anarchici, pure lui deceduto in quell’abitazione in via Riserva del Pascolaro a Torrimpietra, una frazione di Fiumicino. È stato Francesco, dalle corsie dell’Ospedale a lanciare l’allarme. Ieri mattina, verso le 8.30 ha telefonato prima al padre e poi a suo fratello. Quindi ha tentato anche di contattare lo zio. Tutto inutile. Dall’altro capo, nessuna risposta, nonostante i telefonini squillassero regolarmente. Intorno alle 9 i tre avevano appuntamento con dei vicini di casa, anche loro calabresi. Insieme sarebbero dovuti andare in Ospedale a far visita a Francesco. Ma Mimmo, Franco e Leo, solitamente puntualissimi, ancora a quell’ora non erano usciti di casa. In un primo momento si era pensato a un normale ritardo. «Pensavamo stessero ancora dormendo per la stanchezza del viaggio...» hanno riferito gli amici che non vedendoli arrivare hanno poi deciso di sfondare la porta dell’appartamento. Giovanni Rizzo, che lavora in Ospedale a Roma, ha fatto la triste scoperta. Ai suoi occhi s’è manifestata quella scena agghiacciante. L’anestesista e il nipote Franco sul letto ancora in pigiama, già morti da qualche ora, pare con i denti serrati, proprio a testimonianza dell’avvelenamento, Leonardo invece, privo di sensi, ma ancora vivo,nel suo lettino. Tra la disperazione generale sono stati allertati i soccorsi. Leonardo è stato trasportato prima all’ospedale di Bracciano, e poi considerando le sue condizioni critiche, spostato al "Gemelli", dove è ricoverato, nel Dipartimento di emergenza. Il bollettino medico parla di «condizioni stabili» ma i camici bianchi romani al momento si sono riservati la prognosi. La Procura di Roma ha disposto il sequestro delle due salme in attesa dell’autopsia. Intanto appresa la notizia, nell’Alto Jonio cosentino è calato il silenzio. Il sindaco di Albidona Salvatore Aurelio rispondendo in lacrime ai cronisti ha parlato di «tragedia immane». Il primo cittadino di Trebisacce Franco Mundo peraltro cugino dell’anestesista è partito immediatamente per la Capitale. «Ho la morte nel cuore ». Sentimenti di vicinanza sono giunti dal direttore dell’Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli che nell’occasione ha ricordati i valori umani e professionali del medico. La casa dell’anestesista nel cuore del borgo antico albidonese e quella dello zio Pasquale, padre di Franco l’altro deceduto, sono diventate sede di pellegrinaggio di centinaia di amici che non hanno perso tempo a manifestare cordoglio e vicinanza.
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