Sono orientate verso la vita privata del barone Livio Musco, il proprietario terriero di 74 anni ucciso ieri sera nel suo studio a Gioia Tauro, le indagini dei carabinieri per risalire all'autore dell'omicidio. Gli investigatori stanno anche cercando di appurare se vi possa essere un nesso con un' intimidazione subita da Musco nel novembre dello scorso anno: in quell' occasione ignoti fecero esplodere una bomba carta sul parabrezza dell'auto dell'uomo, danneggiando anche una delle finestre della palazzina di Musco, situata nel centro di Gioia Tauro. Già da ieri sera e per tutta la mattinata, i carabinieri hanno sentito i familiari dell'uomo, noto alle forze dell' ordine, per accertare se negli ultimi tempi potesse essere entrato in contrasto con qualcuno. L'ipotesi degli investigatori é che sia stato ucciso da qualcuno che conosceva ed al quale ha aperto la porta del suo studio, magari al termine di una lite. L'assassino, infatti, ha sparato con una pistola di piccolo calibro, una 6.35, raggiungendo Musco al volto ed al collo. Peraltro non sono stati trovati segni di effrazione né sulla porta né sulle finestre. Inoltre Musco non risulta avesse frequentazioni con ambienti della criminalità organizzata. Tutti elementi che inducono gli investigatori a pensare che il movente dell'omicidio sia da ricercare nella vita privata del barone. Ed è proprio perché ci possa essere stata la lite che gli investigatori sperano di scoprire sentendo familiari e conoscenti della vittima. La palazzina in cui Musco viveva ed aveva lo studio, intanto, é stata messa sotto sequestro dopo che i tecnici della Sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri hanno ultimato il loro sopralluogo. Musco, discendente di un nobile casato di origini campane giunto in Calabria nel XIX secolo, era particolarmente noto nell' area di Gioia Tauro. Negli ultimi tempi faceva vita appartata limitandosi a curare la sua azienda agricola. (ANSA).
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