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Clan Mancuso, restano
tutti in carcere e gli
atti tornano alla Dda

 La decisione è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri. Il gip Lucia Monaco, del Tribunale di Vibo Valentia, ha convalidato il fermo a carico delle venti persone fermate giovedì scorso su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Un colpo pesante per una delle cosche più potenti della ‘ndrangheta come quella dei Mancuso di Limbadi, padroni incontrastati sul territorio vibonese. Una costellazione criminale forte e influente, una cosca capace di gestire tutto: dalle più classiche estorsioni alle forniture e guardianie nei villaggi turistici della Costa degli Dei, dal riciclaggio di denaro sporco in alcune regioni come il Fiuli Venezia Giulia ai grandi circuiti dell’usura, dagli appalti pubblici al controllo di qualsiasi attività produttiva. Con una spiccata capacità di infiltrarsi negli ambienti della politica e nei gagli delle forze dell’ordine. Il giudice ha convalidato il decreto di fermo che era stato disposto dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di tutti gli indagati, ravvisando in questo modo il pericolo di fuga per come era stato ampiamente motivato nel provvedimento stilato dal sostituto procuratore generale Marisa Manzini (applicata alla Dda per alcune scottanti inchieste) e sottoscritto dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal sostituto Simona Rossi. Il gip ha, inoltre, applicato la misura di custodia cautelare in carcere per poi dichiararsi incompetente e trasmettere gli atti alla Dda che a sua volta dovrà provvedere a reiterare la richiesta al gip distrettuale che dovrà assumere le sue decisioni entro venti giorni. Restano in carcere, pertanto, Pantaleone Mancuso, 66 anni e il fratello Giovanni di 72 (entrambi ai vertici della famiglia mafiosa). Identico provvedimento a carico di Giuseppe Mancuso, 36 anni; Antonio Maccarone di 34; Giovanni D’Aloi di 47; Giuseppe Costantino, 47 anni; Fabio Costantino di 36; il polacco Damian Fialek di 36 anni; Antonio Pantano, 56 anni; Francesco Tavella, 55 anni; Antonino Castagna di 63 anni; Giuseppe Raguseo di 35; Agostino Papaianni di 62; Leonardo Cuppari di 39 anni; Antonio Mamone di 45; Antonino Scrugli, 37 anni; Gabriele Bombai di 43; Salvatore Accorinti di 39; Giovanni Antonio Paparatto di 40 e Antonio Prestia, 45 anni (che non è accusato di associazione mafiosa). Per quanto concerne Orazio Cicerone, arrestato a Reggio Emilia, la sua posizione sarà resa nota entro oggi. Rimangono, ancora, irreperibili Mario De Rito 39 anni; Bruno Marano di 32 e Antonio Cuturello di 23 anni.

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