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Prima di essere sezionato
il cadavere venne avvolto
con cura nelle lenzuola

Ucciso e fatto a pezzi. Forse, per non far schizzare il sangue, arrotolato in più lenzuoli che verosimilmente, compiuto l'atto, sono stati buttati via. S’arricchisce di nuovi raccapriccianti particolari la storia dell’omicidio di Riccardo Chiurco, l’insegnante in pensione di Lettere, 72 anni, per il quale è indagata la figlia Stefania, 38 anni, ex studentessa di Medicina all'Università di Perugia (assistita dagli avvocati Roberto Laghi e Alberto Carelli Basile), rinchiusa nel braccio femminile della Casa circondariale di Castrovillari. Sarebbe stata lei, secondo quanto si evince dalle indagini, tra il 27 e 28 dicembre ad uccidere il padre, per poi sezionarlo e sistemarne i resti in otto buste di plastica intrise di borotalco e calce bianca. Il tutto, alla fine, sistemato in dodici scatoloni di cartone che, forse, dovevano essere smaltiti nella spazzatura, ma «non a Trebisacce - avrebbe detto Stefania agli investigatori - perchè lì c'è la raccolta differenziata». Uno scenari macabro, agghiacciante, quasi surreale, che ricorda i peggiori film horror, dove gli atti e gli attori non sono certo prodotto della più qualificata regia. In scena, stavolta, c’era un padre, indifeso, legato, forse stordito con antidepressivi; e la figlia, la sua “dotto - ressa” come amava chiamarla affettuosamente, che dopo avergli tappato la bocca col nastro adesivo, l'avrebbe adagiato su dei pezzi di legno appositamente preparati e poi tagliuzzato in più parti con un' accetta acquistata, sembra, per l'occasione. Poi, con il corpo del padre ucciso, ha convissuto nell’abitazione di Trebisacce per quasi un mese. Nei 40 esami previsti per la laurea in Medicina è necessaria anche la partecipazione dello studente ad un esame di autopsia. Quello Stefania, nel suo curriculum universitario, non l'ha mai sostenuto, considerando che di esami ne ha portati a compimento solo quattro, in oltre quindici anni di carriera accademica, per poi decidere di presentare regolare rinuncia agli studi, il 26 ottobre 2009, come ha ricordato il preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Ateneo umbro, professor Luciano Binaglia. Intanto i fratelli del povero Riccardo Chiurco sono in attesa di sapere dal Procuratore capo di Castrovillari Franco Giacomantonio e dai i suoi sostituti Anna Maria Grimaldi e Silvia Fonte- Basso - le indagini vengono svolte in stretto contatto con il comandante provinciale dell'Arma Francesco Ferace, il capitano Pietro Paolo Rubbo e il maresciallo maggiore Vincenzo Bianco - il giorno della restituzione della salma che, dopo l'esame necroscopico chiesto dai giudici ed effettuato dal docente di medicina legale al Policlinico universitario di Catanzaro Pierantonio Ricci e dall'anatomopatologo Walter Caruso, resta custodita in una cella frigorifera del Cimitero di Cassano dove è stata portata la sera del 27 gennaio, dopo essere stata spostata nei giorni scorsi su indicazione dei magistrati in direzione di Catanzaro, dove gli specialisti hanno provveduto alle più accurate indagini. Forse nella prossima settimana si svolgeranno i funerali. 

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