Nonostante le denunce pubbliche, i controlli delle forze dell’ordine, i tentativi perpetrati sia dalle amministrazioni comunali susseguitesi negli anni sia durante le gestioni commissariali, con annesse ordinanze ad hoc mirate a colpire più che altro la “clientela” delle lucciole della Ss106, sul tratto che da Sibari conduce a Rossano – con particolare intensità nel tratto coriglianese – non ha mai perso colpi il fenomeno della prostituzione. Anzi, potremmo dire che nel tempo probabilmente la presenza delle prostitute è addirittura aumentata, sia sulla nota (e pericolosa) arteria che scorre lungo il mar Jonio sia nelle strade interne che incrociano proprio la Ss106. Una piaga, quella descritta, che preoccupa da più punti di vista, considerato che lo “spettacolo” offerto a chi percorre il tratto stradale in questione non è certo decoroso, che l’attività svolta è illegale – oltre che foriera di rischi per la salute – e che la presenza delle prostitute alimenta, dietro le quinte, un business legato allo sfruttamento delle stesse, oltre che il reato dell’induzione al mestiere più antico del mondo. A cogliere la palla al balzo e a lanciare un nuovo allarme è adesso l’Osservatorio sui Diritti dei Minori, il quale senza mezzi termini afferma che «Quanto accade sulla strada che da Sibari porta a Rossano Calabro è semplicemente vergognoso. Decine di ragazze, anagraficamente a cavallo tra la minore e la maggiore età –viene spiegato – intente a prostituirsi in modo indisturbato. Si tratta di una fenomenologia che, a quanto mi hanno riferito gli abitanti del luogo, persiste da molto tempo nella più totale indifferenza. Tutto ciò è inaccettabile ». Marziale fa sue, quindi, le “lamentele” o se vogliamo le preoccupazioni dei cittadini di Corigliano, che in sostanza sono quelli più interessati da questa problematica, essendo principalmente le vie del territorio ausonico quelle più battute dalle lucciole. Decine di ragazze, in grande maggioranza rumene e africane, si muovono infatti ai bordi della Ss106 allo svincolo del Porto, all’incrocio della zona industriale e nei pressi del ponte sul Crati, ma anche nelle strade interne della zone di Villaggio Frassa, Cantinella e Thurio. Una mappatura del fenomeno abbastanza delineata da anni, considerata la “fidelizzazione” che le stesse hanno creato tra postazioni, orari e clientela, alla quale non s’è mai trovata una via d’uscita se non timidi tentativi di arginarla con multe, controlli e via dicendo. «In una regione dove il rischio illegalità è alle stelle – specificano dall’Osservatorio sui diritti dei minori – la fenomenologia della prostituzione assume contorni ancor più torbidi. Non si può predicare bene e razzolare male e la colpa di tutto ciò è soltanto di uno Stato che – incalzano – pretende le tasse ma non è in grado di garantire le benché minime norme di sicurezza pubblica. Ho raccolto le lamentele degli abitanti della Sibaritide e le giro alle istituzioni competenti e all’opinione pubblica. Occorre mettere in situazione di sicurezza le sventurate costrette a stare sulla strada e – concludono – impedire che i bambini si imbattano ogni giorno davanti a simile degrado. Si spera qualcuno si degni di fare qualcosa».
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