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Falsi incidenti
stradali: 80
sotto inchiesta

Hanno denunciato sinistri stradali fasulli presentando anche certificati medici falsi per aumentare l’entità dei risarcimenti che hanno chiesto ed ottenuto dalle compagnie assicurative con le quali avevano sottoscritto le polizze Rca. Ottanta persone, residenti in città e provincia sono finite per questo sott’inchiesta nell’ambito di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica e condotta dagli agenti della sezione di Polizia giudiziari della Stradale di Crotone. In questi giorni gli investigatori al comando del vicequestore aggiunto Ugo Nicoletti che dirige la sezione locale della Polizia stradale, hanno tirato le fila di almeno venti diversi procedimenti dopo aver notificato tra novembre e gennaio, ad ottanta persone l’avviso di conclusione indagini per il reato previsto dall’art. 642 del Codice penale: frode assicurativa. Di questo sono accusate le persone finite sul registro degli indagati in una miriade di diversi procedimenti, tutti coordinati dal sostituto procuratore Francesco Vincenzo Carluccio. Il magistrato della Procura ha ricostruito in modo certosino insieme agli investigatori della Stradale le singole vicende con le presunte truffe consumate ai danni delle compagnie assicurative dalle decine di indagati in diverse circostanze ma con comportamenti analoghi e ripetuti. Il periodo in questione nel quale sarebbero state consumate le frodi sui falsi sinistri stradali va dal 2007 al 2009. In quel triennio come sottolinea un comunicato della Polizia stradale, la provincia fu la maglia nera della Calabria per numero di truffe assicurative, posizionandosi addirittura al quarto posto a livello nazionale, preceduta dalle sole province di Napoli, Caserta e Foggio. In questo triennio vennero denunciati in tutta la provincia, decine e decine di sinistri stradali. Ma nella maggior parte dei casi sui luoghi dei fantomatici incidenti denunciati, non era intervenuta nessuna forza di Polizia, né tantomeno mezzi di primo soccorso sanitari. Gli agenti hanno poi accertato che più di una volta la stessa autovettura è risultata coinvolta in più incidenti stradali anche se è risultata condotta da persone diverse che hanno ottenuto il risarcimento dell’assicurazione. In tutti i casi passati al setaccio, all’incidente è seguito il referto di un Pronto soccorso che dava inizio al successivo iter burocratico finalizzato alla corresponsione dell’indennizzo risarcitorio a carico delle compagnie assicurative. Secondo quanto accertato dai poliziotti al referto del Pronto soccorso, si aggiungeva la successiva certificazione medica che sarebbe risultata quasi sempre fasulla. Gli investigatori hanno riscontrato la falsità della documentazione medica che veniva prodotta alle compagnie assicurative al fine di ottenere un risarcimento, da una serie di verifiche e controlli incrociati. E così risultato che spesso chi aveva presentato la documentazione con le diagnosi successive al primo referto, non aveva pagato il ticket, pur non avendo diritto all’esenzione e si sono chiesti come era stato possibile ottenere la visita e il referto senza aver pagato il ticket. Oppure è stato accertato che sugli appositi registri dei Reparti (il più delle volte Ortopedia), dove vengono segnate le visite, non erano registrati alle date riportate sui certificati esibiti per il risarcimento, i nomi degli indagati che hanno presentato la documentazione sanitaria. Ma è anche accaduto che i medici in servizio nella divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale San Giovanni di Dio ed i medici in servizio presso strutture private, abbiano negato di aver mai firmato le diagnosi e le prognosi, delle certificazioni presentate con tanto di firme di medici, da alcuni tra gli indagati. In alcuni casi è stato addirittura rilevato che le consulenze ortopediche riportavano una data antecedente a quella del verbale di Pronto soccorso successivo al fantomatico incidente stradale. Che alcuni certificati medici fossero fasulli, gli investigatori lo hanno desunto anche dal fatto che la grafia delle firme apposte sulle consulenze ortopediche, risultava essere sempre la stessa ed a nome del medesimo medico che non solo l’ha disconosciuta come non sua, ma è risultato che era anche assente dal servizio nelle date riportate sul certificato. I procedimenti hanno preso il via dalle querele presentate dalle compagnie assicurative, molte delle quali hanno chiuso in quel triennio le loro agenzie nel Crotonese, vista l’alta incidenza di sinistri stradali risultati poi delle truffe.

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