Un'altra sentenza 'storica' contro la 'ndrangheta a Milano, che, da un lato, testimonia ancora una volta quanto sia pervasiva la presenza delle cosche in Lombardia e, dall'altro, dà l'idea dell'efficacia con cui la magistratura si è mossa in questi ultimi anni per contrastarla. Dopo le 110 condanne del 2011 a presunti boss e affiliati di una quindicina di clan sparsi tra il capoluogo lombardo e l'hinterland, è arrivata stasera, infatti, una 'raffica' di ergastoli: ben 15 per altrettanti imputati in un processo che vedeva al centro tre omicidi, tra cui quello del 'capo dei capi' nella regione, per faide interne alla mafia calabrese al nord. La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d'Assise di Milano (presidente Anna Introini) al termine di un processo durato 43 udienze, che è seguito ad un'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto della Dda, Ilda Boccassini, e dal pm Cecilia Vassena. L'indagine ha avuto un input fondamentale dalle dichiarazioni di due pentiti, fatto davvero inusuale nei procedimenti contro la 'ndrangheta. Il primo a parlare con gli inquirenti della Dda milanese e' stato Antonino Belnome, che venne arrestato nel luglio 2010 nell'ambito della maxi-inchiesta 'Infinito' contro le infiltrazioni della mafia calabrese in Lombardia (110 condanne in abbreviato e 41 con rito ordinario). Belnome è stato già condannato per l'omicidio di Carmelo Novella - era lui il 'capo dei capi' in Lombardia - a 11 anni e 6 mesi nel giugno del 2011, mentre nell'aprile dello stesso anno gli investigatori del Ros e della Dia, proprio sulla base delle sue dichiarazioni, avevano eseguito una raffica di arresti per altre uccisioni avvenute tra il 2008 e il 2010. Alla collaborazione di Belnome si è aggiunta poi, nei primi mesi dello scorso anno, quella di Michael Panaija che è stato a capo di una delle cosche della 'ndrangheta radicate attorno al capoluogo lombardo, quella di 'Giussano-Seregnò, e che ha poi riempito centinaia di pagine di verbali. I tre omicidi - contestati a vario titolo agli imputati, accusati anche di associazione mafiosa - secondo l'accusa, sarebbero da ricondurre a contrasti interni tra le cosche Gallace e Novella. Carmelo Novella venne ucciso il 14 luglio 2008, freddato a colpi di pistola all'interno di un bar a San Vittore Olona (Milano), perché voleva rendere autonoma la 'ndrangheta lombarda dalla 'casa madré calabrese. Rocco Stagno, invece, secondo quanto ricostruito nelle indagini, venne ammazzato il 29 marzo 2009 a Bernate Ticino (Milano) dentro una cava, mentre Antonio Tedesco, detto 'l'americanò, venne ucciso il 27 aprile 2009 a Bregnano (Como). Solo per un imputato, Amedeo Giuseppe Tedesco, i giudici non hanno accolto la richiesta di ergastolo del pm (ne aveva chiesti 16), ma lo hanno condannato a 24 anni con le attenuanti generiche. Ventitré anni, invece, sono sono stati inflitti al collaboratore Panajia (il pm aveva chiesto per lui 16 anni, ma i giudici non hanno riconosciuto a suo favore l'attenuante della collaborazione). Per gli altri 15 imputati, invece, tra cui Vincenzo Gallace, Luigi Tarantino e Cristian Silvagna sono arrivati gli ergastoli, con anche l'isolamento diurno e la libertà vigiliata per alcuni, oltre alle confische dei beni sequestrati. Ai Comuni di Seregno e Giussano, che si erano costituiti parti civili, sono stati riconosciuti 100 mila euro di risarcimento ciascuno. (ANSA)
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