Sarà sicuramente sentito nelle prossime settimane dagli inquirenti Francesco Talarico, il presidente del Consiglio regionale finito nell’inchiesta sull’Arpacal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’a mbiente in Calabria. A lui, nelle scorse ore, è stato notificato un avviso di garanzia così come alla presidente dell’Arpacal, Marisa Fagà, ai componenti del Cda Mario Russo e Ida Cozza, e al funzionario di valutazione delle schede relative alle nomine dell’Ente, Rocco Sirio, tutti nomi contenuti nel documento. Per la Fagà, Russo e Cozza il sostituto procuratore della Repubblica, Gerardo Dominijanni, titolare delle indagini, ipotizza il reato di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, quest’ultimo contestato in concorso con Talarico e Sirio. Nel dettaglio, secondo la tesi accusatoria, alla presidente Fagà e a Russo si contesta il fatto di aver attestato il falso nella richiesta di nomina a componente del Consiglio d’amministrazione dell’A r p acal, cioè il fatto di avere «comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale » e di avere «cinque anni di attività professionale riconducibile all’incarico». Cosa quest’ultima contestata anche a Ida Cozza. Al contrario, per il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, e per il funzionario Rocco Sirio, come accennato, l’accusa è di abuso d’ufficio per avere «il primo in qualità di presidente del Consiglio regionale della Calabria titolare del potere di nomina» e Sirio, quale autore delle schede di valutazione relative alle nomine, «falsamente attestanti – secondo quanto riporta l’avviso di garanzia – il possesso dei requisiti di cinque anni di attività professionale riconducibile all’incarico di comprovata esperienza tecnico scientifica in materia ambientale », nominato i tre componenti del Consiglio d’a m m inistrazione (ovverosia la presidente Fagà e i componenti Russo e Cozza) «procurando così intenzionalmente da un verso a costoro un ingiusto vantaggio patrimoniale, dall’altro un danno ingiusto agli aspiranti parimenti la nomina aventi idoneità a ricoprire l’ambito incarico». Sin qui la tesi accusatoria. Nelle scorse ore gli indagati hanno interessato dell’a c c a d uto i loro legali: l’avvocato Francesco Gambardella rappresenterà il presidente del Consiglio Francesco Talarico mentre la presidente dell’Arpacal Marisa Fagà sarà assistita dall’a v v o c ato Nicola Cantafora. L'inchiesta, ovviamente, è ancora nella fase preliminare e gli indagati avranno modo di poter chiarire la loro eventuale estraneità ai fatti contestati dall'accusa. Contro gli indagati, dunque, allo stato esistono soltanto teoremi tutti da dimostrare nell'eventuale fase dibattimentale, sempre che la Procura della Repubblica decida - una volta chiuse le indagini preliminari - di chiedere eventualmente il rinvio a giudizio o l'archiviazione, nel caso in cui si convinca dell'innocenza di uno o più indagati; quest'ultimi vanno considerati innocenti fino ad eventuale differente conclusione della vicenda. Chiuso invece il primo filone della vicenda che riguardava le assunzioni di chi, pur non avendo titoli, siedeva su determinate poltrone. Le ipotesi di reato contestate, a vario titolo, riguardano la truffa e l’abuso d’ufficio. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato al commissario straordinario Vincenzo Mollace, al consigliere regionale Antonio Scalzo, all’allora assessore regionale all’Ambiente Diego Tommasi, e a Francesco Caparello, Pietro De Sensi, Giuseppe Giuliano, Giuseppe Graziano, Domenico Lemma, Francesco Nicolace, Silvia Romano, Luigi Luciano Rossi.