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Trivellazioni in mare,
protesta bipartisan

Le trivellazioni in mare per l’estrazione di petrolio che interesserà anche il mar Jonio ha generato una forma di indignazione da parte di molte associazioni di categoria (turismo, ambiente, pesca e agricoltura) che non accettano l’ennesimo scempio ambientale nei confronti del territorio. nei giorni scorsi il comitato Codis3 e il Cotaj insieme al movimento “no triv” hanno incontrato i pescatori della marineria di Schiavonea presso il mercato ittico a scopo informativo. Insieme al portavoce del comitato no trivelle della Basilicata, Felice Santandrea, ai pescatori sono stati illustrati i problemi determinati dalle petroliere in mare. Nel frattempo la rappresentanza politica locale non tace difronte al problema, in primis interviene il parlamentare del Pdl Giovanni Dima asserendo a sostegno di Cotaj e Codis3 «non ho votato il decreto sviluppo del governo nazionale che prevedeva la riattivazione degli iter tra cui è presente quello dell’avvio delle procedure di autorizzazione per questo tipo di istanze proposte dall’azienda petrolifera. In coerenza con la linea adottata in occasione della chiusura del Tribunale di Rossano ho annunciato che non avrei approvato nessun provvedimento de governo Monti. Sono sempre stato –ha dichiarato Dima –a favore di questo territorio nel sostenere politiche di sviluppo compatibili con le sue peculiarità ambientali e paesaggistiche». Giovanni Dima è stato, infatti, tra i firmatari delle osservazioni prodotte dal comitato No triv e Codis3 indirizzate al ministero per l’Ambiente e quello delle attività culturali in cui si chiede il rigetto delle istanze di autorizzazione alle trivellazioni presentate lo scorso 23 agosto dalla società petrolifera nella Sibaritide. Il parlamentare ha anche presentato una interrogazione al ministro dell’ambiente nella quale evidenziava con forza la problematica delle trivellazioni nella Sibaritide e nel mar Jonio. In un territorio ad alta vocazione turistica che ha l’agricoltura e la pesca come ossatura economica l’idea di istallare piattaforme petrolifere in mare ha scaturito da più parti un giusta indignazione. Sulla vicenda interviene anche il responsabile provinciale di Sel, Angelo Broccolo «sono molteplici le “incompatibilità” con le naturali vocazioni del territorio. In verità i sindaci del territorio, esponenti di vario livello della politica, imprenditori turistici e dell’agricoltura, nonché una folta schiera di professionisti, hanno sottoscritto e manifestato pubblicamente la propria contrarietà all’ennesima mortificazione del territorio. Giunge a definire con altra declinazione la totale assenza di sensibilità verso un territorio, del quale si mortificano le prerogative naturali e si devastano le possibili proiezioni future. Perché continuare ad accanirsi contro una terra che in pochi anni ha subito la soppressione di ospedali, scuole, stazioni ferroviarie, preture e tribunali, e di contro ha spazzatura nelle strade, disoccupazione a livelli record, sfruttamento dei lavoratori a livelli di pre-rivoluzione industriale, criminalità organizzata in tutte le salse, ed una bella spruzzata finale di ferriti di zinco –asserisce l’esponente di sinistra ecologia e libertà – sulle vestigia della fu Magna Grecia ed una statale 106 sulla quale la morte danza quotidianamente sui destini segnati delle popolazioni»

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