Monasterace ma anche Isola Capo Rizzuto, San Giovani in Fiore, Taurianova, San Pietro a Maida. Sono stati 106 gli atti intimidatori ai danni di amministratori locali calabresi nel 2012, periodo quantitativamente secondo solo al record del 2007 quando se ne contarono in totale 110. A tenere la contabilità negativa delle azioni delittuose a danno delle istituzioni locali è, anche quest'anno, il report di Legautonomie Calabria. Il rapporto, intitolato "Ripartire degli enti locali", è stato presentato a Catanzaro dal presidente dell'associazione, Mario Maiolo, e dal curatore Claudio Cavaliere, presenti la deputata del Pd Doris Lo Moro, il responsabile piccoli comuni Pino Pitaro e il vice sindaco di Lamezia Rosario Piccioni. Dai dati elaborati è venuto fuori che il 38% degli episodi ha interessato direttamente i sindaci, mentre le intimidazioni si sono verificate in 63 diversi centri della Calabria. Dal 2000 ad oggi, il 56% dei comuni calabresi ha fatto registrare almeno un episodio. La provincia in cui si è verificato il più alto numero di intimidazioni è quella di Reggio con 31 (dato che consolida il primato: 307 episodi dal 2000 al 2012), seguita da Cosenza con 28. Più staccate Catanzaro (18), Vibo (17) e Crotone (12). Nel mirino, per il 38%, i sindaci, seguiti al 20% ex aequo da consiglieri comunali e beni immobili di proprietà dell'ente; 17% gli assessori comunali e 4% altri, mentre gli amministratori provinciali vittima di intimidazioni sono stati il 2%. Il metodo più utilizzato dalla criminalità per mandare i suoi sinistri messaggi è stato quello dei danneggiamenti ad auto, strutture pubbliche o private e taglio alberi (32 episodi); poi ci sono le lettere con proiettili, gli ordigni inesplosi (30); auto incendiate (17) e colpi di arma da fuoco (9). In Calabria, nel ventennale del varo della legge sull'elezione diretta dei sindaci, che cade nel 2013, il 5% dei Comuni è stato sciolto anticipatamente a fronte di una media nazionale del 2,6%. Ma il record negativo della regione è quello che riguarda lo scioglimento per infiltrazioni mafiose che quest'anno, dal Pollino allo Stretto, ha visto cadere 11 amministrazioni comunali collocando la regione al primo posto nella classifica nazionale, con il 13% dei casi. "Anche quest'anno - ha detto Maiolo - il report sugli attentati agli amministratori locali e le infiltrazioni mafiose nei comuni calabresi ci offre una doppia lettura: da una parte ci sono quelli che resistono alle intimidazioni e, nel contempo, ci sono anche gli amministratori che cedono e i Comuni che vengono sciolti. In questo, la politica nazionale e regionale devono dare una risposta più forte in termini legislativi ma soprattutto si deve attuare un'azione che aiuti gli enti locali a superare le grandi difficoltà finanziarie ed economiche che li rendono deboli rispetto a qualsiasi potere negativo". Claudio Cavaliere ha evidenziato il problema "dell'indifferenza della politica" rispetto alle problematiche che attanagliano gli enti locali. "La partita dell'Unione dei comuni - ha detto ancora - è stata giocata malissimo. Siamo partiti da un'idea e siamo arrivati alla Field". (ANSA)
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