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Il porto di Alang
e il “giallo”
della Cunsky

nave cunsky

La nave “fantasma”. Distrutta due volte. Una nave che un ex ’ndranghetista sosteneva di aver affondato davanti alle cosche di Cetraro e che, invece, per le autorità marittime internazionali, risultava essere stata demolita in un porto indiano. Sullo sfondo il traffico dei rifiuti radioattivi che coinvolge le nazioni altamente industrializzate del Vecchio continente. In mezzo faccendieri, compagnie di navigazione, spie, mafiosi e signori della guerra. Un traffico ricostruito in una delicata indagine condotta, a più riprese, sia dalla Dda di Reggio che di Catanzaro ma mai approdata in sede dibattimentale. L’ultimo colpo di scena arriva dal governo indiano che ha smentito, con un documento ora in possesso della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, la demolizione nel porto di Alang della motonave “Cunsky”. Una imbarcazione
divenuta famosa per via delle rivelazioni del pentito Francesco Fonti, morto per cause naturali nelle scorse settimane.

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