Dopo l'interpellanza presentata alla Camera e al Senato dai parlamentari calabresi del PDL con cui si chiedeva al ministro Cancellieri l’opportunità di inviare la commissione d’accesso nel municipio di Rende, non si placa la polemica. Oggi arriva la dura nota degli esponenti dei deputati del partito democratico. Franco Laratta, Doris Lo Moro, Marco Minniti, Nicodemo Oliverio e Cesare Marini replicano e contrattaccano. Partendo dal fatto che la “Cooperativa Rende 2000”, coinvolta nell’inchiesta della DDA di Catanzaro, nata nel 2000, ha ottenuto, dopo regolare gara, la gestione di alcuni servizi, pur potendo l'amministrazione comunale procedere all'affidamento diretto - scrivono gli esponenti del PD - e che i lavoratori assunti, tutti part- time, hanno presentato il certificato del casellario giudiziario del tutto regolare, non si può desumere da una conversazione telefonica di uno di questi lavoratori con un presunto delinquente, per chiedere voti per due amministratori, candidati al Consiglio provinciale di Cosenza, episodio sul quale sono ancora in corso indagini, l’esistenza di presunte infiltrazioni mafiose e "pretendere l'intervento del Ministro degli Interni, al fine di ottenere la Commissione di Accesso al comune di Rende, una città modello di efficienza dei servizi, di rispetto dell'ambiente, di buona amministrazione e di rispetto delle leggi. In questo caso sì che possiamo parlare di Rende come un modello di sviluppo e di crescita, apprezzato in tutta Italia. Ben altro - incalzano i parlamentari del PD - è il modo di amministrare del centrodestra, simboleggiato dallo scandaloso 'modello Reggio' fondato sulla sistematica violazione delle leggi. Tanto che per infiltrazioni mafiose è stato di recente sciolto il consiglio comunale reggino”. Insomma, rispedite al mittente le accuse, rigettati i sospetti, il PD fa quadrato attorno al comune di Rende e bolla il tutto come tentativo maldestro di sviare l’attenzione dai problemi del centrodestra.
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