L’ospedale di Paola, individuato come centro Spoke nel piano di riorganizzazione della rete ospedaliera non sarebbe idoneo soprattutto quale sede del Dipartimento di emergenza in quanto realizzato su un’area ad alto rischio idrogeologico, R4 nel PAI, e inserito al 7° posto della graduatoria di vulnerabilità sismica nel censimento effettuato nel 1999 dalla protezione civile in Calabria. In quell’occasione furono verificati circa 11 mila edifici e ben 4169 dichiarati a rischio sia per le condizioni strutturali che di collocazione tra cui appunto il nosocomio paolano. Questa la premessa dell’esposto denuncia presentato dall’ex direttore sanitario, Vincenzo Cesareo, al procuratore della repubblica del tribunale di Paola e per conoscenza agli enti competenti a cominciare dalla protezione civile, passando per i vari ministeri, la regione Calabria, la prefettura e l’ASP di Cosenza. Un esposto dettagliato in cui si solleva la inadeguatezza del presidio San Francesco ad ospitare il DEA per come stabilito dalla nuova pianificazione della rete ospedaliera. Rischio sismico e rischio idrogeologico, in netto contrasto con le raccomandazioni della Protezione Civile e del Ministero della Salute per quanto riguarda la sicurezza delle strutture ospedaliere, strategiche nella gestione delle emergenze quotidiane e delle maxi emergenze. Cesario rileva la incongruità della scelta del commissario, ovvero del governatore Scopelliti, di togliere all’ospedale di Cetraro, che dispone di una struttura capiente, solida e sicura, a norma, il DEA per assegnarlo a Paola.
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