Oltre a Gianfranco Franzé (3 anni e 6 mesi) sono stati condannati Rosalia Marasco (2 anni), Rosario Calvano (8 mesi), Dionisio Gallo (8 mesi), Domenico Basile (8 mesi), Antonio Gargano (1 anno e 6 mesi), Michelangelo Spataro (1 anno), Filomeno Pometti (1 anno) e Michele Montagnese (1 anno). Nei confronti di Gianfranco Franzé i giudici hanno disposto la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni ed il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per la durata della pena. A Marasco, Calvano, Gallo, Basile, Spataro, Pometti e Montagnesi è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Sono stati assolti Aldo Curto, Marino Magarò, Gennaro Ditto, Ennio Morrone, Francesco Morelli, Nicola Adamo, Pasquale Citrigno, Pasquale Marafioti e Antonino Gatto. I reati estinti per intervenuta prescrizione riguardano Antonio Mazza, Rosario Baffa Caccuri, Giorgio Ceverini, Ernesto Caselli, Giuseppe Pascale, Antonio Esposito, Clara Magurno e per la principale teste dell'accusa, Caterina Merante. Nei confronti di un ventisettesimo imputato, Cesare Carlo Romano, i giudici hanno dichiarato il reato estinto per morte del reo. Nella sentenza è stato disposto anche il risarcimento alle parti civili ed in particolare la somma di 9 mila euro a Fincalabra e 100 mila euro alla Regione Calabria. Al termine della requisitoria il sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciola avevano chiesto la condanna di 14 imputati a pene variabili da uno a tre anni di reclusione. La sentenza emessa stamane giunge alla fine di un processo durato oltre un anno che ha visto imputati politici, imprenditori, professionisti e dirigenti della Regione Calabria. In particolare, il processo ha riguardato le presunte irregolarità nell'affidamento da parte della Regione di alcuni servizi a società private che impiegavano lavoratori interinali. Il processo è scaturito dall'inchiesta Why Not avviata nel 2006 dall'allora pm, ed attuale sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. |
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